Arriva nell'inverno di un mattino
incoronato re. Nessuno sa
che porte abbia varcato. Stìgio incede
inonda valli e piane. Le colline
asperge al suo passaggio. Acqua, brina? No
è l'uomo nel metrò, ti siede accanto
è il trapassato in fila... che paura!, un bacio
cancellato, mani al vento, l'acquasantiera
asciutta, mascherine e il pane inscatolato.
Larva astrusa che nello specchio appare:
è in te... sei tu.
Versi e foto di Leo Sinzi (zio-silen) G.C.
4 commenti:
Complimenti per questa poesia da apprezzare pur nella sua espressione tragica.
Mi piacerebbe sapere se con quel "tu" finale, l'autore intenda riferirsi a se stesso, al mondo o ad altri?
Grazie Francesco. Quel "tu" si riferisce all'Umanità cieca e sorda.
Lirica intensa e commovente.
"Trapassato" qui è eufemismo di passato a miglior vita. Vero?
Cara Cettina, alla tua domanda rispondo con un "quasi".
"Trapassato" sta per morto in potenza, anziano a perdere
(nella visione di alcuni medici e leader politici).
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