Esisteva un plurale vago prima di noi:
prima che le dita intrecciassero
le vene del caso, che la pelle
invitasse il brivido. Le labbra.
Ora c’è l’attesa dell’ossigeno
condiviso, la frase da enunciare
con un nuovo soggetto, la precisione
dell’alba nelle mani mischiate.
Vertebra su vertebra germoglia
l’anatomia dei giorni composti
come la pazienza della terra
con le radici, l’erica bianca.
I tessitori nutrono il nido di rami,
foglie e gesti sapienti:
liberare le ali dai mutui
ossimori, indovinare le curve
di un sorriso tra i cumulonembi.
Versi di Gaetano Sebastiani
Foto di Leo Sinzi G.C.
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