sulle scorie di selci, inseguivo
il cervo e tentavo di abbatterlo
per farne carne e pelli.
Ero vivo quando, con angoscia
- il respiro sibilante -, scalavo tronchi
risalivo pietraie per sfuggire
agli artigli assassini.
Ero ben vivo quando ci univamo nel buio
della caverna. Senza nomi. Morbida
come la lepre, denti forti: era bella?
Poi l'orso mi spezzò la schiena.
E quando Kronos girò la clessidra:
ero. Di nuovo. E sono
principe, re. Porto sandali morbidi
caccio cervi e leoni dall'alto del mio carro.
Inseguo i nemici fino al confine del regno.
Lei è bellissima, ora vedo. Alla luce
di cento candelabri - riflessi d'ambra -
porta bracciali con gemme incastonate.
Ci chiamiamo per nome. Ed è magnifico
giacere sotto la coperta di stelle.
Segmenti del racconto breve di cesare binetti, titolato "Io ero" (pubblicato sulla Vetrina del Club dei Poeti il 08 Maggio 2010), raccolti e incolonnati - smussando qui e là - da Leo Sinzi (zio-silen), con finalità di esrcizio poetico, nel suo commento reso il 13/05/2019.
Nella foto di Leo Sinzi (zio-silen): particolare dell'addobbo musivo nella Villa del Casale (Piazza Armerina)
Nessun commento:
Posta un commento