come un giorno ormai trascorso.
Il sonno irrisolto ti abbelliva.
Mai da sveglia avresti fatto dono
di una simile nudità.
Non è stato difficile scegliersi
in un luogo senza ombre, con il suono del mare.
Mi parlasti del bosco e di una vecchia altalena
appesa al ramo di un grande castagno.
Mi ci portasti, attraverso un ponte. Il glicine
imponente aveva un viola perlaceo.
Le tue dita mi mostravano le felci,
un piccolo specchio d’acqua nascosto,
il passaggio di gallinelle brade nel sentiero.
Giorni e mesi di ragioni chiare. Eravamo
nella parola dell’altro, come incastonati.
Da te imparai a riconoscere il profumo
dei tigli da lontano e delle fragole.
Sui gradini di una piazza semideserta
una ragazza aveva le palpebre cucite:
un filo di seta a serrarne lo sguardo.
Quel filo vi teneva insieme.
Mi svegliai una mattina presto, non c’eri.
Ti cercai in spiaggia, giocavi
con dei sassolini. Mi dicesti:
non è libertà quella di vivere
coi giorni sicuri alle spalle.
Riduzione in versi (con ritocchini di assestamento verticale e prosodico) di Leo Sinzi/zio-silen, tentata (nel suo commento del 14 Novembre 2019) su alcuni tratti del pregevole racconto di Bellinverno (pari titolo), pubblicato sulla Vetrina del Club dei Poeti il 7 Novembre 2019.
Foto di Leo Sinzi
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