L'eco ruscella in pianto, materna Madonìa
che affidi al cieco invitto - vegliardo malandrino -
il figlio petralino.
Vien di conserva il cielo: mille conturbazioni
la luna che mi abbaglia, il verso dell'airone.
Eclissa il corso - ahimé! -, s'abbuia nelle ore
più tempestose, e allora
borboglio nel mio volo; m'ingrotto, poi riaffioro.
...
Trepido mi confondo con Dione, fausta diva
dell'acque e dell'amore. Profuma la sua valle
di tigli e fondi umori. Trascendo. Lascio un fiore.
Sull'ansa - che ricorre - sventaglio, incurvo. 'Fletto
l'ontano, il pioppo, il sàlice - l'opale d'arco. Gli ori
fluenti s'affamigliano, del sogno portatori.
...
I rivoli piovani s'attardano per via.
L'imboccatura scarto. D'impeto viro. Rabbia
discioglie la risacca: son dolce... lei m'insabbia.
(Un balenìo di stelle). Increspo verso il monte
e, riversando, spiro... cullato dalle onde.
Versi di Leo Sinzi (zio-silen)
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