Solo premesse disgiunte s’abbandonano ai piedi dei nostri sinceri trascurati intenti
parli quasi come se scrivessi bene e per forza si dovesse leggere tutto d’un fiato
menti scarificano unioni attese promesse omesse o messe o farse venefiche serpi
strisciano poi genti in tracollo cloni d’ansia droni elevazioni su altari che restano là
per un diversivo una proiezione dell’io su altrui liftati orizzonti l’anima si darebbe
ma io volo oltre in sicurezza nell’aria rarefatta sfido stratosfere e certe involuzioni
appena vivo appena impregno i miei giorni dei giorni per fecondare giorni più duri
ragionavi snobbando il silenzio stracciato fra i denti ai confini di mutismi frastornanti
a venire lembi certi anfratti inospitali ventri schizzi abbozzi storpi ricordi respiri fluttui
scorci di cielo brina sputi urla da vomito percosse agli insulti da sembrare quasi schianti
su quei ritorni dimessi quasi reali appena il filo logico s’aggroviglia su una testa che suda
viscida come gli inverni che ti sbattono la foga sulla faccia quasi da sembrare afa d’estate
la strada è così cieca da non scorgere il diramarsi di viscere oscillare dalle nudità degli alberi
retromarcia
retroamore
retrobianco
retroattiva
retrotrasuda
retrofollia
scordato l’oblio già t'inghiotte la notte a sangue
viola il porpora e di rigetto l’impazienza attendi
il crepitio dell’odore dentro e dentro ed entro
ed esco
Versi di scoriaindustrial
Foto di Leo Sinzi/zio-silen
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