sabato 30 dicembre 2017

Il freddo di fine settembre


Il freddo di fine settembre

Naufraghi sopravvissuti alle onde, noi
figli di antiche tempeste, in quella stanza
appesa sul niente come fosse teatro
ad aspettare un richiamo, una voce, un pensiero
dopo l'amore. Nulla dal blu
non serpi né sirene di seconda mano.

Vivevamo l'amore nascosto
forma di noia bastante a se stessa.
Ci era sfuggito il momento, il tutto e subito
che non potevamo più permetterci
in quella fine estate deserta. Abitavamo
settembre come fosse Times Square
a Natale, ognuno parlando la propria voce
ai tronchi portati a riva, alle alghe
strappate alle rocce.

Chele di granchio e pezzi di sughero
a comporre fantasie impossibili dopo
l'ultima mareggiata. Intuivo i nostri passi
farsi orma accarezzata dall'acqua, poi
come promesse di amanti, scomparire.

Un sole magro vestiva la mano
stesa ai tuoi capelli. Così finì la storia.
Solitudini avverse non si fecero unisono.
Negli occhi è la tua figura nuda
di schiena, rannicchiata in silenzio
tra le lenzuola sfatte. Sulla pelle
nessun freddo da chiedere “ti prego
coprimi, amore”.



Tratti del racconto breve di Saverio Cristiani (gricio) evidenziati ed assemblati da Leo Sinzi (zio-silen) - con finalità di esercizio poetico - nel suo commento in calce al racconto medesimo, pubblicato sulla Vetrina del Club dei Poeti il 14 dicembre 2017.

Foto di Leo Sinzi (zio-silen)

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