lunedì 27 novembre 2017

La tuba marrone



La tuba marrone

Non si era mai vista una tuba marrone
in capo a una donna poi. Ma che donna!
Compariva con quella tuba nei party, in cima
agli attici dei boulevards. Nei saloni
vetrati come acquari esposti al mare
della notte, invitati ondeggiavano in piedi,
accavallavano gambe, accettavano drink
da dischi volanti.

Una sera, all’ottavo piano del Crosby Building
suonò il campanello della porta impellicciata
odorosa di rovere e patchouli. I Bodini
e il loro magnifico sorriso andarono ad aprire.

In quella fauna d’acquario, compatibile con se stessa,
la donna con la tuba era di una specie diversa,
non classificata. Non aveva simili. Parlava ritta
composta, estraeva mani scimitarre di piume,
ali amorevoli. Gli occhi erano oceani
che risaccano sulle spiagge dell’infinito,
le sue parole entravano con grazia,
portate con le dita come bocconi delicati.

La donna con la tuba non amava
i saluti, non li trovava salutari. "L’unica volta
che le scappò un addio, morì", disse una sera.

Abbiamo avuto paura. È arrivato Franzen.
Fortuna che non porta il cappello.
Quella donna, nessuno sa, eppure tutti sanno
e invece non sappiamo niente. A un certo punto
ci pare così normale e lei è così… bella
sembra amarci, come una madre
come una stagione bella. E poi scompare.
Eppure è così presente. Eppure, eppure...
qualcuno ha dimenticato un cappello.
Una tuba. Marrone.
Non si è mai vista una tuba marrone.


Esercizio di versificazione di Leo Sinzi (zio-silen). Come base: il racconto breve di Stan,
pubblicato sulla Vetrina del Club dei Poeti il 27 Novembre 2017.


Foto di Leo Sinzi 


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