mercoledì 5 aprile 2017

Leonard


Leonard

Leonard con il completo nero,
identico colore del borsello,
seduto in prima fila col cappello
sulle ginocchia, s'era emozionato
in due o tre occasioni, sorridendo
e soffocando uno sbadiglio ugnato.

Leggìo - applausi a scena aperta -
in cima alla pedana - "... grande onore!" -
s'era inchinato. Gli occhi alla poltrona,
al suo borsello nero, abbandonato
tra re, giurati critici... un poeta.
Teatro Campoamor, centro di Oviedo.

"Sono costretto" - pausa - "a raccontare
il ruzzolare umano in botti e cerchi,
bellezza e dignità, con le canzoni,
la mia chitarra Conde ch'era nata
da un liutaio a Gravina di Madrid,
ed un maestro, tale Garcia Lorca,
che m'insegnò - ero debole - la forza.

Ero arrivato a Montreal una sera
per visitare i bar della città
lasciando in treno la spiritualità.
Un salto a Saint-Laurent Boulevard
ed un boccone al Main Deli Steak
House. La notte a respirare fumo
e fiato di gangster, papponi stretti all'angolo
da quattro o cinque pugili suonati.

La pioggia del mattino mi sporcava, poi
il sole di un flamenco intenso, in volo
le note dell'artista, uno spagnolo
- le gradinate vuote - cupo e solo.
Due giorni di lezioni, piena luce
che mi mostrava nitido il cammino.
Sei accordi in progressione: la mia sorte.
L'hotel sul Saint Lawrence, era la morte
di un chitarrista solo... di flamenco".



Libero e spesso fantasioso esercizio poetico di Leo Sinzi/zio-silen con l'uso di tratti
del racconto di Zaina " Un giorno, a principio dei sessanta, …"
pubblicato, il  3 Aprile 2017, nella Vetrina del Club dei Poeti.
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 Chiosa e foto di Leo Sinzi

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