lunedì 25 aprile 2016

Ululati



Ululati

Ci fosse appena un po’ d’amore
tra le mie mani,
benedirei la luna che me le illumina
e così facendo mi ferisce.
E ci fosse nascosto un poeta
tra queste dita,
interromperei il passo mio
di corsa,
farei di queste righe un canto ed allora sì,
potrei mettermi a ululare
senza timore d’essere cacciato o, peggio ancora,
d’esser cacciatore.
Che dei crateri farei bersaglio,
della curva cavatappi
e dei suoi cicli in calendario macchie rosse
da celebrare con un brindisi
quand’è sera.
E festeggiando, alle sottane gonfie nella danza
corteggerei l’orlo con lo sguardo
nella speranza di vederlo scivolare
a terra sino a scoprire il rosa
sudato della pelle.
Allora sì, ululerei;
di luglio come a novembre.
Perch’è tanta la distanza dalla luna,
ma non basta a renderla distante,
né serve misurarla a metri o a spanne.
E’ la luna, fatta apposta per generare inganni,
che la sua luce non ti mostra
il mondo com’è, né come sarà.
Dimenticata lì da qualche Dio capriccioso
che forse ci voleva mettere alla prova,
poi si è distratto e l’ha lasciata
immobile a guardarci sempre
con lo stesso sguardo.
Ma se basta un tratto di matita a renderla presente,
sia l’ululare mio la gomma,
e poi di nuovo penna
e poi gomma ancora,
sin che al foglio stanco finalmente appaia un soldo,
un volto
o magari una speranza,
da spendere nelle sere
come questa,
quando il solo rammarico è di luna
che manca.



Saverio Cristiani


(Foto di Leo Sinzi/zio-silen) 

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