martedì 29 novembre 2011

Cannolo Siciliano


Cannolo Siciliano

Il corpo fresco, morbido
- nel tubìno dorato -
chiamava le mie labbra
e il mulinar di spada.
Entravo nel candore,
scioglievo nere perle
nelle secrete acque.
Mordevo ceraselle.

Ora, violato il petto
dal perfido stiletto,
(la bocca ancora brama)
mi supplìzia la lama:
vuole lasciarmi senza
quella goduria immensa.

Ricùso quel pendìo
Ripenso al bendidìo,
mi perdo, mi ritrovo.
Supererò la prova...

Nel sole, la magia
di una pasticceria.
La sorte mi è propizia:
m'abbuffo di delizia.


Versi e Foto di Leo Sinzi (zio-silen)


La raccolta, su YouTube, delle poesie in vernacolo di Leo Sinzi (zio-silen) si trova qui: https://www.youtube.com/channel/UCHynb6ivPqt3WrLUpIR0wew/videos



 *Lessico di un tempo per una squisitezza senza tempo. Inno di Peppino Cinà aka Leo Sinzi (zio-silen). a una delle prelibatezze più apprezzate dall'autore: il "Cannolo Siciliano", gustoso amore di molti palermitani veraci e non solo. Dolce tipico della Trinacria (di origini saracene) - ormai diffuso in tutta Italia e all'Estero. Tralasciando l'evidente simbolismo legato alla fertilità, provo a descriverlo, da consumatore. La veste ("tubìno")  è costituita da un impasto di farina di grano tenero, vino-marsala, zucchero e "saimi" (strutto). "Il corpo" è  ricotta di pecora (rinomata quella di Piana degli Albanesi) passata al setaccio e zuccherata.  La pasta, avvolta in una canna d'acciaio per conferire la classica forma cilindrica con le estremità sghembe (per agevolare la leccata della crema, il "mulinar di spada"), viene fritta nello strutto fino a colorarsi d'oro e acquisire una croccantezza sublime che va mantenuta farcendo la "scuòccia" (scorza) solo all'atto della consumazione, evitando, in tal modo di farla ammollare. Il "candore" della farcitura è piacevolmente rotto da gocciole di cioccolato ("nere perle") e da ciliegie candite ("ceraselle") da un lato e scorze di arancia (sempre candite) dall'altra. Chi vuole può aggiungere pistacchi (per noi siculi, rigorosamente di Bronte) grossolanamente tritati. Il tutto va spolverato di zucchero a velo. E viri chi manci!!!!