lunedì 23 marzo 2009

RISVEGLIO





Risveglio
 

Sospira il giorno,
alito fresco del mattino.
Schiudono gli occhi sonnolenti
i fiori:
avide bocche suggono
iridescenti gocce di rugiada.


 
Versi di Melany

Foto di zio-silen


domenica 15 marzo 2009

VOCAZIONE CELESTE



Vocazione celeste 

Di rosa e d'oro tinte le onde già s'approntano
ad incontrare Notte che in dono reca Zeffiro
muto creator di crespe. Un gracidare speso 

un rapido frinire... il prigionier d'argento
nel salto si cimenta diretto verso il sole.
Ma il buio lo richiama l'avvolge, lo rinserra.
 

Nuvole rosse mirano Apollo e i suoi destrieri
che chiudono il cammino sfiorando seni e fianchi
di vette ombrose e gelide che grate il volto accendono.
 

La riva allora tace, immota si fa l'onda
si spezzano i respiri: solo un guizzo nell'aria
proteso verso il cielo.




Versi di Peppino Cinà aka Leo Sinzi

venerdì 13 marzo 2009

IL BUE E L'ASINO



Lu scèccu e lu porcu

'U pòrcu rissi ô scèccu: sî un pièzzu ri sumàru.

Ma sienti 'stu scinziàtu - 'u ciùcciu pinzò, amaru -

pû sô ntillèttu finu l'umànu si dà pena


e p'arricriàrsi megghiu lu mmìtanu pî cena.


L'asino e il maiale

Il porco all'asino disse: sei proprio un gran somaro.

Ma senti 'sta gran cima - il ciuco pensò, amaro -

pel suo intelletto fino l'umanu si dà pena

e per goderne in pieno lo invitano per cena.








Versi di Leo Sinzi

mercoledì 11 marzo 2009

'A vurpi e 'u gaddu. 'A furmìcula e 'a cicala




'A vurpi e 'u gaddu

Ô nàsciri rû jòrnu
'u gaddu a vurpi rici:
ti prìu nun mi manciàri!

'A vurpi ci arrispùnni:
Tinta sugnu nta fàvula,
lu cori voli amàri,
ti mmìtu a la mê tàvula
e ti fazzu cantàri.

_______________________

'A furmìcula e 'a cicala

'U tô frifrì nill'òzziu
ti porta rittu â morti.
Nuàtri, travagghiu fattu, 
avèmu bona sorti.

'U vantu è supraffìnu
- oh, furmicùzzi neri -
stànti ca supra a tièsta
ci avìti 'u furmichièri.



Versi di Leo Sinzi (zio-silen)

Per ascoltare questi versi declamati dall'autore clicca:
https://www.youtube.com/watch?v=HDQ9b9SD9Hk


VERSIONE PER I NON SICULI

La volpe e il gallo

Al nascere del giorno
il gallo alla volpe dice:
ti prego, non mi mangiare!

La volpe gli risponde:
cattiva sono nella favola,
il cuore vuole amare,
ti invito alla mia tavola
e ti faccio cantare.

_______________________

La formica e la cicala

Il tuo frinire nell'ozio
ti porta alla morte.
noi, col raccolto fatto,
abbiamo buona sorte.

Il vanto è sopraffino
- oh formichine nere -
stante che sul capino

incombe il formichiere.

IL PANE FRESCO



Una povera vedova, costretta a cucire e rammendare
i panni degli altri per assicurare il pane ed il
companatico a sé stessa e alla propria figlioletta,
di buon mattino manda quest'ultima dal fornaio sotto
casa raccomandandole di farsi dare del pane fresco.
La bimba, ubbidiente, scende le scale, entra nella
bottega e si rivolge al garzone: "Vorrei due pagnotte
fresche, per favore". Il ragazzo prende due pani appena
sfornati, li consegna alla ragazzina e mette nella cassa
l'euro richiesto. La piccola, perplessa, ripone
il suo acquisto nella capiente borsa di tela ed esce
senza proferire parola. Giunta a casa si rivolge, accorata,
alla madre: "Mamma, mamma perdonami! Non è colpa mia!
Come avevi raccomandato, ho chiesto del pane fresco fresco
ma Ciccio me lo ha dato caldo caldo". Intanto una lacrima
cadeva sulla pagnotta e si trasformava lentamente in vapore.


Leo Sinzi G.C.

lunedì 9 marzo 2009

La spiaggia dei fuochi



La spiaggia dei fuochi

Nella spiaggia dei fuochi si levano bagliori
nell'aria e sulla pelle.
 
Forti, giovani cuori vivono nuovi amori: 
languidi son gli sguardi, tenere le parole
quali sigilli impressi 
laddove l'onda infiacca.
 
Strade dorate corrono liquide praterie.
Scalando l'orizzonte, pallido l'astro appare e s'alza

cresce, arrossa.
 

Zagara reca il vento ad inebriar le menti.
Carezze, umidi baci bruciano ventre e petto.
Silenti corde suonano struggenti sinfonie.
 

Cupido ferma il tempo: spezza all'ore le lance
nega il fluir del mare e là sulla scogliera

rompe del lume il giro.
Anche il vento si tace, resta solo magia.






Foto e versi di Leo Sinzi

venerdì 6 marzo 2009

I DIAVOLI DELLA ZISA

LA ZISA (AL-AZIZ) LA SPLENDIDA
Breve racconto semiserio di zio-silen.


Saruzzu
: Zu Ciccu, Vossia la conosce l'origine della
denominazione " La Zisa"?

Zu Ciccu: Certu ca la sacciu. Deriva dall'arabo "Al Aziz"
"La splendida", cosi chiamata per le mille meraviglie
che racchiudeva.
Si narra, infatti, che in una sciroccosa giornata del 1164
un sovrano normanno di nome Guglielmo I d'Altavilla,
detto "Il Malo", esasperato dalla calura, decise di mandare
i suoi più valorosi cavalieri nel Maghreb, dove gli Emiri
avevano costruito sontuose dimore provviste di un sistema
di ventilazione più efficace dei moderni condizionatori
e, sicuramente, più ecologico. Il compito dei cavalieri
consisteva nel convincere gli architetti e le maestranze
fatimite, artefici di tali confortevoli edifici, a trasferirsi
a Palermo per risolvere il problema delle sudate reali.

Saruzzu:Picchì ù Palazzu è stato costruito in questo posto?

Zu Ciccu:Picchì ù re voleva che la sua dimora fosse collocata
nel parco reale, il Genoardo (paradiso sulla terra), per godere
della bellezza dei ruscelli, dei laghetti, dei giardini fioriti,
dei boschi popolati di selvaggina . Gli architetti inoltre scelsero
una zona a metà strada tra il monte Cuccio e il mare al fine
di sfruttare le correnti d'aria ascensionali che avrebbero
permesso di rinfrescare l'edificio.

LA ZISA TRA MONTE CUCCIO E IL MARE


Saruzzu: Beatu stu Guglielmo.
Zu Ciccu: Non direi proprio, infatti il Malo non potè godersi
le agognate frescure perchè pochi mesi dopo l'inizio dei lavori,
nel 1166, tirò le cuoia.
Il suo successore Guglielmo II ("il Buono"), più accaldato del
genitore, diede nuovo impulso ai lavori che furono ultimati nel 1175.


LA FORMA CUBICA DELL'EDIFICIO IN STILE ARABO


Saruzzu: Si dici che in piena estate in alcune stanze si moriva
di friddu. E' vero?

Zu Ciccu: C'era un bellu friscu dovuto all'enorme spessore
dei muri esterni, al limitato numero di aperture ed a un laghetto
artificiale antistante il palazzo che umidificava l'aria prima che,
attraverso le tre grandi fornici presenti nel portico di accesso
venisse convogliata nei due condotti ricavati nelle torri laterali,
superasse uno sbarramento di strisce di tela continuamente
bagnate dagli inservienti e quindi arrivasse nelle varie sale dove
risiedeva il sovrano e la sua corte. Tale ingegnoso sistema
assicurava un continuo ricambio di aria fresca ed umida.

FORNICE PRINCIPALE


TORRETTA LATERALE


PESCHIERA ANTISTANTE IL PALAZZO


Saruzzu: E' veru che al primo piano abitavano le zite di Gugliemo?

Zu Ciccu: Si, il sovrano era un gaudente. Disponeva, infatti, di un
grande harem con bellezze provenienti da ogni angolo del mondo
allora conosciuto. Le concubine, secondo i costumi dell'epoca,
non solo erano costrette ad una convivenza forzata ma addirittura
veniva negato loro ogni contatto con l'esterno. Quindi per distrarsi
osservavano attraverso aperture schermate quanto avveniva nella
sottostante Sala della Fontana. In tale ambiente caratterizzato
da tre Muqarnas ( semicupole ad alveare) e da una splendida
fontana finemente decorata con ricchi mosaici , si svolgeva
buona parte dell'attività del sovrano, sia politica che ludica.

LA SALA DELLA FONTANA



MOSAICI DECORATIVI DELLA FONTANA


Saruzzu: Pcchì me nannu quando nun ci turnavanu i cunti di fini misi
diceva: " E chi su i diavuli di la Zisa"?

Zu Ciccu:Il detto nasce da una leggenda. Si narra che le maestranze
fatimite abbiano nascosto il favoloso tesoro reale in un ripostiglio
segreto custodito da alcuni diavoli le cui sembianze furono
raffigurate, come monito, nella volta dell'arco centrale del
vestibolo esterno da cui si accede alla sala della fontana.
Sembra che non sia possibile conoscere l'esatto numero dei satanassi
perchè se osservati si muovono. Così la credenza popolare vuole che
il giorno in cui si riuscirà a contare i demoni tutte le miserie di Palermo svaniranno.In realtà i cosiddetti diavoli sono delle figure mitologiche
( Giove e altri dei dell'Olimpo) commissionate, nel 1600, da uno
dei tanti proprietari che si sono succeduti nel tempo, il Sandoval.
La presenza di corna sul capo di alcuni di essi ha determinato
l'equivoco delle presenze luciferine. Riguardo al presunto movimento
degli stessi, si ritiene che sia riconducibile ad una illusione ottica,
favorita dalle loro diverse dimensioni e dalla scomoda posizione
che l'osservatore deve assumere per contarli.


L'ARCO D'INGRESSO ALLA SALA DELLA FONTANA CON I DIAVOLI

I DIAVOLI DELLA ZISA


Cuntu e foto di Leo Sinzi