mercoledì 22 luglio 2009

Silenzio



Silenzio!
!

si tace
il grillo
il merlo
l'agnello.

Silenzio?
non s'ode
il mare
il fiume
la città.

Silenzio...
non urla
il bimbo
il falco
 

il vento.

La terra
è muta:
Silenzio.




Leo Sinzi

L'OTTUSO

Scultura in bronzo dello scultore ragusano Nunzio Di Pasquale (Collezione privata)


L'ottuso

Lui parla solo urlando

l'altrui ragion negando,
ignora bon ton e regole
di umore è assai mutevole.
Si pensa unico al mondo,
crede il dritto rotondo,
ingiurie tosto invia
gridando per la via,
sovente agita il pugno,
ma sbatte alfine il grugno.



Versi di
Leo Sinzi

martedì 21 luglio 2009

SCHERZO IN VERSI ALFABETICI: "VINO VERITAS"

Pannelli con bassorilievi di Nunzio Di Pasquale,
insigne scultore ragusano (Proprietà privata) )


Vino Veritas



A
doro

Bere
Calici
Di
Ebbrezza.
Fragranza
Gaia.
Humus
Ideale.
Languore
Magico.
Nobile
Oblio.
Piacer
Qualificato.
Rarità.
Senza
Temere
Umana
Virtù
Zampilla.




Scherzo in versi alfabetici di Leo Sinzi

HAIKU: GELO DI MAESTRALE

Opera di Nunzio Di Pasquale
insigne scultore ragusano
(collezione privata)




L'upupa canta

Gelo di maestrale
la terra trema







Leo Sinzi


*L'HAIKU o HAIKAI è una forma poetica giapponese di tre versi di 17 sillabe complessive (5 - 7 - 5).

Ricierca



Ricierca

Spietatu 'u suli a fari luci
supra 'a miseria

pari ca si nni pria
e tuttu abbrucia.
Anticchia 'i refrigeriu cercanu l'aceddi 
anticchia r'ummira l'omu 
e friscura e paci.
Ma 'nto disertu siccu, trova sulu rina.
Rina nnill'occhi e nnill'aricchi,
rina 'nta facci e 'nte manu. 
Nna' vucca un sapuri amaru...
ri sali.

melany (Traduzione in vernacolo di
Leo Sinzi)

A idda


 'sti versi to' mi traseru 'n pettu,
 su' beddi veru: talè m'arricriu.



Leo Sinzi

martedì 14 luglio 2009

LA CUBULA SOPRANA




Leo Sinzi ripropone qui un suo post pubblicato su "Palermo e Dintorni ma anche" in data 14/7/2009.

Nell'aprile scorso, durante una visita alla Cuba sottana, un gentile cicerone mi ha informato della presenza di una analoga costruzione, seppure di dimensioni ridotte, ubicata all'interno della settecentesca Villa Napoli, distante poche centinaia di metri. Così oggi, trovandomi nella zona, decido di concedermi una passeggiata alla scoperta del monumento.
L'imponente Villa, con la sua splendida scala a duplice rampa contrapposta, si staglia nel cielo azzurro pallido del mattino.



Ad una signora che staziona presso l'ingresso - impegnata in una concitata conversazione al cellulare - chiedo timidamente: la Cubula? Di là! Vada pure. Ed indica un giardino di nespoli ed aranci. Mi incammino lungo il muro perimetrale della nobile dimora seminascosto da un rampicante.



Girato l'angolo mi imbatto nel prospetto orientale dell'edificio che reca tracce della normanna Cuba soprana (padiglione di caccia e intrattenimento dei sovrani) i cui resti, nel settecento, vennero incorporati nella Villa. Il luogo è presidiato da un'oca. Affretto il passo lasciandomi alle spalle lo starnazzante volatile.



In completa solitudine percorro un sentiero sul quale si affacciano maestosi alberi dalle folte chiome che, pietosi, creano un'oasi di frescura nella canicola che mi circonda.



Faccio il pieno di quell'aria incandescente e proseguo. La polverosa stradina è lastricata di foglie di nespolo che giacciono defunte da lustri. Sotto i miei passi si frantumano, producendo uno sgradevole scricchiolio esaltato dal silenzio rotto solo dal lontano frinire di una cicala.



Tra gli alberi , finalmente, intravedo una cupoletta rossa.




Mi avvicino e... ecco la Cubula: un edificio di forma cubica, aperto sui quattro lati da archi ogivali a tripla ghiera: la centrale decorata con bugne.






L'interno è spoglio, con delle nicchie angolari.




Realizzata nel 1184 da architetti e maestranze nordafricane per volere di Guglielmo II (il Buono), illuminato sovrano normanno cui si deve anche la coeva Cuba Sottana, sorgeva, unitamente alla vicina Cuba soprana - in mezzo ad un bacino d'acqua - all'interno del Genoardo (Paradiso sulla terra), parco reale ricco di ruscelli, laghetti, giardini fioriti, boschi popolati di selvaggina.
Impugnata la mia fedele macchinetta fotografica, cerco una inquadratura che mi consenta di escludere i palazzoni residenziali che incombono, oltre la cancellata, ad una decina di metri. Mi avventuro su una passerella di legno che galleggia su un mare di erba secca e rovi. Contendo alla sterpaglia l'esiguo spazio - sperando che il posto non sia infestato da zecche - e mi acquatto tra due alberelli d'arancio selvatico per mettere a fuoco il chiosco arabo-normanno.


Scatto diverse foto. Con l'obiettivo mi soffermo, incredulo, sui cespugli cresciuti vigorosi a fianco della cupoletta.




Rimuginando sulla scarsa valorizzazione di parte del nostro patrimonio artistico/monumentale, ripercorro la stradina polverosa sotto un sole rovente in compagnia di due lucertole e un topolino di campagna.


Leo Sinzi


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lunedì 13 luglio 2009

RICERCA


Ricerca


Spietato il sole a far luce
sulla miseria par che gioisca
e tutto brucia.
Un po' di refrigerio cercano gli uccelli
un poco d'ombra l'uomo
e frescura e pace.
Ma in arido deserto,
trova solo sabbia.
Sabbia ha negli occhi e negli orecchi,
sabbia sul viso e sulle mani. 

In bocca un sapore amaro di sale...




Versi di Melany

Foto di Fabiuss


venerdì 10 luglio 2009

VERSI QUINARI: "LA DAMIGELLA TONTA E IL CAVALIER BORIOSO"







La damigella tonta e il cavalier borioso
(Scherzo in versi quinari)


Era 'si bella 
la damigella.
Bella ma tonta.
Ciò si racconta.

Il gonfiagote,
vista la dote
assai preziosa,
la volle sposa.



(Leo Sinzi)




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mercoledì 8 luglio 2009

giovedì 2 luglio 2009

'U Vastasu



'U Vastàsu

Ciccinu - lu vastàsu - sona, canta
pi summa e junta mulinìa 'a virrina.
E si nni futti si dormi Sarina
nca la matina, a lu travàgghiu, ncànta,
e "binirìci" l'arma ri Ciccinu 
e d''a mugghièri - gran pièzzu ri... pani -
nca tutti l'uri strantulìa 'i cianciàni.



Cuntu di Leo Sinzi (zio-silen), in vernacolo siculo-palermitano.

PER ASCOLTARE QUESTO COMPONIMENTO DECLAMATO DALL'AUTORE CLICCA:


VERSIONE PER I NON SICULI

Il Malcreato

Ciccino - malcreato - suona, canta,
per sovrappiù mulina il succhiello.
E se ne fotte se dorme Catello
che la mattina, al lavoro, incanta
e "benedice" l'alma di Ciccino
e della moglie - gran pezzo di... pane -
che tutte l'ore scuote le campane.



La raccolta, su YouTube, delle poesie in vernacolo di Leo Sinzi (zio-silen) si trova qui: https://www.youtube.com/channel/UCHynb6ivPqt3WrLUpIR0wew/videos




PALERMU SVINTURATA


Palermu svinturata

'ri tassi attanagghiata:
oggi si spinni e spanni,
'un si pensa o' dumani,
tantu pi' megghiu munciri
ci su' i palermitani.




Leo Sinzi